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Becca Céré – Arvier (AO)
Quota | 2438 |
Dislivello | 871 |
Difficoltà | EE |
Segnavia | 19 sino a Orfeuille |
Tempo | 2h45’ |
La Becca Céré si trova al termine inferiore dello spartiacque che separa il ghiacciaio del Morion dal ramo destro di quello dello Chateau Blanc in Valgrisenche. La sua salita si divide essenzialmente in due parti di cui la prima su comoda poderale sino ad Orfeuille ed evidente sentiero sino alla conca glaciale di Plan Petet, mentre oltre, vista la scarsa frequentazione, la traccia del sentiero si perde spesso con solo alcuni ometti su cui fare riferimento e molti altri che sono caduti. Il percorso riportato su alcune cartine si dirige verso la cresta tra la Becca Céré ed il Mont Cornet per poi biforcarsi e risalire la cresta ovest della Becca ma, allo stato attuale, l’ultimo breve tratto risulta molto aereo (impressionante l’esposizione sul lato Valgrisenche) su terreno friabile ed eroso, per niente banale, ed anche le roccette finali risultano della stessa consistenza; quindi, come descritto si è preferito attraversare sotto la punta e salire la cresta opposta che, anche se un po’ aerea, presenta zolle erbose ben percorribili. C’è da dire che durante la discesa, praticamente sotto la verticale della punta, si trova qualche ometto caduto ed uno grande e ben visibile che portano al canalino che sale direttamente dal grande ometto a quota 2245 m, quindi può voler dire che anche questo è un itinerario alternativo a quello descritto. Per quanto riguarda i panorami essi sono chiusi a nord dalle bastionate rocciose del Mont Orfeuille mentre risultano eccezionali sulla catena di vette che dalla Becca di Tos giunge sino alla Grane Rousse, sulle cime di Chateau Blanc e Doravidi e ad est ci si spinge con lo sguardo sino al Grand Combin.
Avvicinamento
Si percorre la A-5 Torino-Aosta e, superata la barriera di Aosta est, si prosegue per uscire al successivo casello di Aosta ovest; arrivati alla statale di fondovalle si svolta a sinistra e si continua sino al comune di Arvier. Superato l’abitato si tiene la sinistra alla rotonda con l’indicazione per la Valgrisenche e si prosegue per alcuni chilometri sino al bivio per la frazione di Planaval; svoltato a destra, senza entrare villaggio, si prende la strada a fondo cieco a sinistra con la palina indicante Miollet e, quando questa diviene sterrata, sulla destra si trova una poderale con il cartello di divieto di transito e si lascia l’auto in qualche slargo adiacente.
Descrizione
Dal cartello di divieto si sale per la strada poderale che si alza con qualche tornante dapprima direttamente e poi compie un lungo e panoramico traverso sotto gli imponenti e ripidi versanti del soprastante Mont Orfeuille. Giunti al grande alpeggio di Orfeuille (1995 m) si sale dietro di esso dove si trova l’inizio del sentiero che, d’ora in poi non viene segnato con i bolli gialli, si dirige verso l’alto e ripido costone erboso che lo sovrasta. Con numerose svolte lo si risale faticosamente passando tra numerosi cespugli di rododendri poi, spostandosi un po’ a destra, si passa un piccolo muretto a secco di sostegno al sentiero e si continua, con la pendenza che spiana un po’, sino a raggiungere un grosso ometto di pietre (2245 m). Qui il sentiero si perde un po’ ma, aiutati da qualche labile traccia e da alcuni ometti, si continua diritto in un piccolo avvallamento per poi risalire e discendere in seguito sulla destra alcuni dossi erbosi arrivando nelle vicinanze di Plan Petet. Qui si tiene la sinistra salendo per dossi verso la parte pianeggiante della cresta che scende dal Mont Cornet, passando da un piccolo sasso conficcato su un dosso (2358 m) e successivamente superandone altri si giunge così sullo spartiacque; abbandonando gli ometti che portano a destra si devia decisamente a sinistra per raggiungere l’aerea cresta che conduce alla vetta dove la traccia è quasi inesistente ma, rimanendone prudentemente alla sinistra, si raggiunge un esposto intaglio. A questo punto, una quindicina di metri sotto la vetta, ci si trova di fronte ad un tratto di cresta sottile di terra friabile quasi completamente erosa ed all’ultimo risalto su rocce anche queste di poca consistenza e dall’aspetto molto friabili; qui dunque si è preferito tornare indietro di pochi metri e compiere poi un traverso su terreno ripido ma con buone zolle passando sotto la punta e, dopo aver attraversato una breve zona franosa, riguadagnare subito la cresta dalla parte opposta trovata più comoda della precedente. Ora non resta che seguirla arrivando su uno spuntone erboso che precede la vetta di pochi metri e raggiungerla senza difficoltà.
Al ritorno si riattraversa la zona franosa e poi si scende su terreno inizialmente un po’ ripido, ma con la possibilità di gradinare sulle zolle e sui cespugli, poi la pendenza diminuisce sensibilmente e abbassandosi si punta un grosso ometto di pietre che si raggiunge (2380 m) e da questo si ritorna sul tracciato dell’andata facendo magari una puntatina all’alpeggio di Plan Petet (2292 m) con le sua caratteristiche “crotte”.
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