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Mönch, via normale dalla Mönchsjochhutte – Interlaken (CH)
Quota | 4119 |
Dislivello | 478 (dalla Monchsjochhutte) |
Difficoltà | PD+ (45°, II+) |
Il Mönch si trova nella parte settentrionale dell’Oberland bernese a nord dell’omonimo colle, il Mönchsjoch, ed è collegato da una cresta rocciosa al vicino e forse più famoso Eiger. Il suo dislivello contenuto e la vicinanza con il trenino dello Jungfraujoch ne fanno una meta molto frequentata con salite anche in giornata; questo fatto non deve però far supporre la facilità della salita la quale è strutturata con un’alternanza di tre creste rocciose ed altrettante nevose. La parte iniziale, sino alla seconda cresta nevosa, si svolge su terreni di sfasciumi e pietre mobili con qualche passaggio atletico; oltre la seconda crestina nevosa, che inizia ad essere un po’ esposta, anche la parte rocciosa offre qualche passaggio un po’ più impegnativo su rocce lisce. L’ultima parte della salita si svolge interamente su una cresta che all’inizio è abbastanza larga ma molto ripida e poi, subito dopo la prima gobba, diventa molto aerea e delicata nel tratto poco inclinato e stretto prima della vetta. Dalla vetta si gode un eccezionale panorama su tutto l’Oberland con i suoi immensi ghiacciai e le imponenti vette che li circondano mentre durante la salita ci accompagna sempre la vista sul vicino Eiger del quale si vede l’ardito profilo della cresta Mittelegi.
Avvicinamento
Dall’Italia si raggiunge la Svizzera attraverso i numerosi valichi di frontiera dai quali, scegliendo i mezzi od il percorso migliore, si raggiunge la città di Interlaken e, più precisamente, la stazione ferroviaria di Interlaken Ost; qui si prende il costoso treno che, cambiando a Lauterbrunnen, porta allo Jungfraujoch.
Descrizione
Primo giorno – Dall’arrivo del trenino si attraversano le gallerie espositive dell’impianto seguendo le indicazioni per la Mönchsjochhutte; usciti sul ghiacciaio si prende a sinistra la pista di solito battuta dal gatto delle nevi che in leggera ascesa conduce al rifugio situato alla base di una cresta rocciosa.
Secondo giorno – Dal rifugio si scende sulla pista battuta per qualche decina di metri per deviare quasi subito sulla destra e raggiungere la base della cresta rocciosa dove si trova un omino di pietre. Si risalgono alcuni metri sulla traccia di terriccio giungendo subito ad un gradino roccioso di pochi metri che si sale direttamente per poi proseguire ancora sulla traccia di terreno friabile e sassi mobili sino ad una zona di rocce lisce un po’ più scure; da qui, con alcuni tornanti, si raggiunge una grande roccia isolata che si passa al di sotto verso destra arrivando ad un vicino fungo di roccia che si aggira sulla destra. Ritornati sulla traccia che si confonde un po’ tra gli sfasciumi si arriva sotto una bastionata rocciosa che si sale direttamente arrivando alla sommità dove si trova un pluviometro; seguendo la cresta e con qualche passaggio atletico si giunge alla prima crestina nevosa larga e poco inclinata. Superato questo breve tratto si ritorna sulla cresta rocciosa che si risale prevalentemente sul filo con qualche breve spostamento sul versante destro arrivando ad un fittone metallico che si raggiunge dopo aver superato una placca con una comoda fessura; da questo si continua ancora per poco sulla cresta rocciosa arrivando ad un terrazzino da cui parte una seconda cresta nevosa. Questa, più ripida ed esposta della precedente, porta ad un successivo ed ultimo tratto roccioso che si percorre superando qualche placca liscia arrivando alla sua sommità dove si trova un altro fittone metallico dopo il quale inizia la cresta nevosa finale. Il pendio iniziale è subito ripido ma non esposto e su di esso si trovano alcuni fittoni metallici che possono facilitarne la discesa; giunti dove la pendenza spiana leggermente si percorre un breve tratto rettilineo per riprendere la salita sul filo ora più esposto ed aereo. Raggiunta la sommità della successiva gobba si percorre un tratto stretto pressoché pianeggiante di qualche decina di metri ancor più aereo e delicato per la mancanza del bordo della cornice. Terminato questa parte molto esposta si arriva in vista della vetta che si raggiunge in breve percorrendo un ultimo tratto aereo.
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