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Punta della Quinseina – Frassinetto (TO)
Quota | 2321 (Punta nord) – 2234 (Punta sud) |
Dislivello | 1408 |
Difficoltà | E |
Segnavia | 650,648,909,bolli bianco-rossi |
Tempo | 3h00′ (Punta nord) – 5h15′ (giro completo) |
Questa lunga escursione ad anello (cira 16 km) si sviluppa nella bassa Valle Soana sulla parte iniziale della lunga dorsale che da queste due punte si spinge verso nord passando dalle Punte di Verzel e Giavino e, proseguendo sino al Monte Marzo, separa appunto la Valle Soana dalla Valchiusella ad ovest. I sentieri sono ben evidenti sul percorso tranne che dall’alpe Gomba Colli, dove risultano un po’ confusi dal passaggio del bestiame e tracce dei pastori, e sulla larga dorsale verso la Punta nord, dove il sentiero si perde saltuariamente nell’erba, ma seguendo i vari ometti e qualche bollo sbiadito in entrambe le situazioni il percorso risulta ben evidente; l’unico inconveniente potrebbe derivare da situazioni di nebbia o comunque di scarsa visibilità che, soprattutto sulla dorsale oltre l’alpe Colli, potrebbe comportare problemi di orientamento anche per i moltissimi cumuli di pietre che si possono confondere con gli ometti. Gli ambienti attraversati sono quelli caratteristici della media montagna con bei boschi di faggi e betulle e panoramiche dorsali erbose; sul percorso e nel vallone sotto le punte si trovano anche molti alpeggi a testimonianza della vocazione pastorizia dei valligiani di un tempo; oltre al percorso su sentiero vi sono anche tratti su poderali e mulattiere che, passando nei bei boschi della parte bassa, non risultano mai monotoni. Un cenno a parte meritano le belle stradine dove si trovano ancora qualche caratteristica volta e vecchi portici in pietra nei cortiletti interni.
Avvicinamento
Si percorre la A-5 Torino-Aosta e si esce ad Ivrea proseguendo per Cuorgnè e Pont Canavese; alla rotatoria all’ingresso di Pont si prende la deviazione a destra con l’indicazione per Frassinetto. Superata di qualche decina di metri la chiesa si trova un comodo parcheggio, in corrispondenza di un bivio, dove si può lasciare l’auto; in alternativa, senza entrare nel parcheggio, si devia a sinistra verso Chiapinetto dove anche qui si trova un comodo slargo dove posteggiare.
Descrizione
Dal Parcheggio si sale per la stradina che continua addentrandosi tra le case; passati sotto ad un caratteristico portico si arriva ad un bivio con la strada asfaltata dove si devia a sinistra e poi subito a destra su terreno erboso in corrispondenza di una palazzina con la recinzione bianca (bollo e freccia di vernice sul muretto). Raggiunta di nuovo la strada asfaltata alla frazione Chiapinetto si continua diritto passando una cappelletta dopo la quale si esce dall’abitato. Camminando sempre sulla strada si arriva alla chiesetta di Santa Croce (1161 m); lasciatala sulla destra si rimane sempre sulla poderale ignorando un paio di stradine che si dipartono, prima una a sinistra e poi una a destra e, quando la strada ridiventa asfaltata, si arriva alla località Pian d’la Ciuleri (1261 m) raggiungendo poco più avanti un bivio segnalato da paline (1287 m). Qui si abbandona la strada asfaltata e si continua sulla sterrata che si inoltra diritto nel bosco iniziando il lungo traverso che, passando sotto le due punte, ci porterà sull’altro versante del vallone. Superata una baita (1321 m) si costeggia una roccia strapiombante dopo la quale si superano altre piccole baite sino a quando la mulattiera si restringe a sentiero (1393 m). Ora la salita, compiendo strette svolte, si fa più diretta portandoci così verso spazi più aperti fuori dal bosco dove le tracce si confondono un po’ con quelle dei pastori e del bestiame; risalendo il pendio erboso si arriva dapprima all’alpe Gomba Colli (1587 m) e successivamente all’ampia e panoramica insellatura dove si trova l’alpe Colli (1720 m). Per continuare la salita si passa alla destra delle baite (bollo di vernice sul muretto a secco) dirigendosi verso un grande masso situato proprio dietro ad esse, dopo di che il sentiero prosegue sul versante sinistro poco al di sotto della dorsale. Anche qui la traccia si perde a tratti nell’erba ma il percorso rimane comunque evidente; seguendo anche i numerosi ometti ed i pochi bolli sbiaditi si arriva così all’alpe Pian Gimente (1895 m) che si supera (bollo di vernice sui ruderi di destra) per riprendere a salire la larga e panoramica dorsale. Dopo pochi minuti si ignora un poco evidente sentiero proveniente da destra (1977 m) arrivando poco sopra ad un gruppo di baite (2070 m) dalle quali si vede la croce bianca della vetta. Superate anche queste costruzioni il sentiero, passando un po’ distante dal laghetto di Quinseina, entra in una piccola conca e si avvicina ad una frana di pietre; senza raggiungerla si devia a destra tornando sulla dorsale e, dopo aver aggirato un basso costone erboso, si devia a sinistra sotto la verticale della vetta individuando un bollo di vernice su una pietra poco più in alto. Avendo ormai la vetta ben visibile davanti a noi si supera un ultimo dosso dopo il quale in pochi minuti si raggiunge l’alta croce metallica della punta nord (2321 m); dalla croce, volendo, si può raggiungere la vicina quota 2351 per ampliare ancor più la vista sulla cresta che prosegue per il Monte Verzel e, più a nord, il Giavino. Per il ritorno, pochi metri sotto la croce, si trova subito il sentiero che scende sulla cresta verso sud giungendo ad un colletto (2228 m) dal quale con una breve e ripida salita si giunge ad una puntina (2275 m); da qui, con qualche breve saliscendi, si mette piede sulla Punta sud o Quinseina di S.Elisabetta (2234 m) dove, anche qui, si trova una croce metallica. Da questa parte il sentiero che scende direttamente verso una piccola frana che si attraversa tra grossi blocchi rimanendo alla sinistra della dorsale con percorso ben segnato; più in basso ci si sposta sulla dorsale, si passa accanto ad un rudere (1891 m) raggiungendo un piccolo affioramento roccioso. Superato anche questo si tralascia la traccia che scende a sinistra (1860 m) arriva alla puntina dei Tre Denti dalla quale si vede chiaramente un grande ometto (1742 m) che si raggiunge; pochi metri al di sotto si raggiunge una palina dalla quale, percorrendo una larga mulattiera erbosa, si punta verso un grande traliccio metallico. Prima di esso si trova un basso dosso erboso in corrispondenza del quale si devia, sempre sulla mulattiera, verso destra (1666 m) che con ampie svolte raggiunge una strada sterrata; qui si scende verso sinistra, tagliando eventualmente i tornanti, passando accanto ad una baita ed arrivando ad incrociare una strada asfaltata (1296 m). Si svolta ancora a destra ed in breve si giunge al bivio con le paline a quota 1287 m trovato all’andata e da questo in breve si torna all’auto.
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