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Rifugio Pocchiola-Meneghello al Lago di Valsoera – Locana (TO)
Quota | 2436 |
Dislivello | 1316 |
Difficoltà | EE |
Segnavia | 559, bolli rossi |
Tempo | 4h00′ |
L’escursione si sviluppa nei territori piemontesi del Parco Nazionale del Gran Paradiso e, più precisamente, in un vallone laterale di quello di Piantonetto. Il rifugio Pocchiola-Meneghello, sempre aperto e non custodito, appartiene alla sottosezione GEAT del CAI di Torino ed è situato sulle rocce della sinistra idrografica appena sopra la diga di contenimento del Lago di Valsoera nella parte alta dell’omonimo vallone; è costituito da due piani con sopra la zona notte e sotto la cucina attrezzata con alcune stoviglie e con una luce alimentata elettricamente da batterie. La zona è molto selvaggia e poco frequentata ed anche il lago, sebbene artificiale, rende suggestivo l’ambiente tipico della media montagna con ampi pendii di erba e pietre; unica pecca, se così si può dire, sono le costruzioni per la gestione della diga e per il personale addetto che però dal rifugio non si vedono. Il sentiero alla partenza è subito ripido e con molte pietre che, in caso di terreno bagnato, lo rendono scivoloso; dopo un tratto centrale di spostamento con lievi pendenze il tracciato si impenna nuovamente per risalire con una labile traccia un’alta bastionata sulla quale ogni tanto si perde nell’erba indicata però dai bolli rossi.
Avvicinamento
Si percorre la A-5 Torino-Aosta uscendo al casello di Ivrea dove si seguono le indicazioni per Ceresole Reale ed il Parco Nazionale del Gran Paradiso; risalita la valle si supera il comune di Locana e subito dopo in corrispondenza della frazione di Rosone si devia a destra verso il Vallone di Piantonetto. Percorsa la stradina per qualche chilometro si raggiunge la località San Giacomo dove si lascia l’auto nello slargo sulla destra in corrispondenza di una fontana.
Descrizione
Dalla palina posta sul ciglio della strada ci si addentra sulla sinistra tra le poche case passando davanti alla vecchia chiesetta oltre la quale, deviando leggermente sulla destra, si entra nel bosco. Il sentiero in questo tratto è costituito da grossi sassi ricoperti da muschio che rendono scivolosa la progressione in caso di terreno bagnato; la salita si presenta diretta e quasi senza tornanti nel fitto bosco di faggi e noccioli ed è subito ripida con qualche gradino un po’ alto da superare. Spostatisi poi verso sinistra si sale una balza rocciosa per continuare ancora per poco con percorso diretto sempre nel bosco; poco più in alto il sentiero perde pendenza e devia alla destra compiendo un breve traverso che porta alle baite diroccate di Giaretti (1544 m). Sempre con percorso a mezzacosta ci si sposta all’interno del vallone dirigendosi verso un largo contrafforte roccioso; superato un breve tratto di grosse rocce si superano le panoramiche baite di Lenzole (1552 m) dalle quali, ora in terreno più aperto, si continua verso un largo canale di erba e sassi alla sinistra di un piccolo promontorio roccioso. Giunti alla sommità del contrafforte roccioso si lasciano alla destra le baite di Balma ( 1732 m) situate su un ampio poggio e si prosegue salendo sulla fiancata di sinistra arrivando ad una piccola conca in fondo alla quale si vedono delle costruzioni. Tenendo sempre lo stesso lato si prosegue sul sentiero che giunge alla loro altezza e, superatele, ci porta al di sopra del piccolo Lago della Balma; passando tra qualche placca rocciosa e grossi massi si scende velocemente spostandosi poi con un traverso che corre per la lunghezza del lago giungendo poco distanti dal suo immissario. Qui si cammina quasi al centro del pianoro col sentiero che si perde un po’ nell’erba ma, seguendo i bolli rossi, si arriva in breve alla Casa dietro il Lago (1908 m). Da questa inizia la lunga e ripida risalita del pendio che si trova alle sue spalle su una traccia che si snoda con pochi tornanti tra zolle erbose e pietre dove sono preziosi punti di riferimento i bolli rossi dipinti su di esse. Giunti ad una quota di circa 2170 m il tracciato si sposta verso destra per attraversare su rocce lisce il canale di un torrente e portarsi così sul costone di fianco; risalito faticosamente anche questo si giunge alla base di un corto ma ripido canalino di rocce rotte che si risale per quasi tutta la sua lunghezza sino a spostarsi verso destra su un breve tratto gradinato verso più comodi dossi erbosi. Con la pendenza sensibilmente diminuita si taglia il pendio lasciando lontano sulla destra le baite dell’alpe Pison camminando su un piccolo pianoro da cui si vede bene la diga di contenimento del Lago di Valsoera; tenendo sempre la sinistra ci si dirige verso un corto pendio di pietrisco e fine detrito oltre il quale, giunti ad un successivo piccolo pianoro, ci si sposta verso il centro passando sotto la diga. Attraversato il torrente su un ponticello si raggiunge l’opposto versante roccioso che si risale con alcune svolte piegando poi alla sinistra per arrivare all’estremità destra del muraglione. Saliti su di esso si trova un incrocio con altri sentieri dal quale, seguendo la palina per il rifugio, si cammina per un breve tratto sopra le rive del lago sino a giungere sotto una scalinata di rocce e cemento che in breve ci porta in prossimità della costruzione.
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