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Uja di Bellavarda – Cantoira (TO)
Quota | 2335 |
Dislivello | 1221 |
Difficoltà | E |
Segnavia | 329, bolli bianco-rosso |
Tempo | 2h30′ |
L’Uja, o Monte, di Bellavarda separa la Valle dell’Orco dalla Val Grande di Lanzo a nord di Torino. E’ un’escursione molto frequentata per la vista che abbraccia le vette e la parte alta delle valli di cui funge da spartiacque; il percorso, soprattutto nella parte superiore fuori dal bosco, è abbastanza ripido e diretto sulla dorsale di salita con la pendenza che non concede tregue se non a pochi metri dalla croce di vetta dove si traversa la breve cresta finale. Il sentiero non oppone comunque nessuna difficoltà ed è ben segnalato dai bolli di vernice sui sassi e, dove questi mancano, dai numerosi paletti in legno.
Avvicinamento
Si percorre la A-4 Milano-Torino sino al capoluogo piemontese dove si imbocca la tangenziale; usciti allo svincolo di Borgaro si prosegue in direzione di Lanzo. Superato il comune si prende per Cantoira che si raggiunge in pochi chilometri; attraversando il paese si devia a destra seguendo le indicazioni per Lities. Arrivati nella frazione si raggiunge la chiesetta di fronte al piccolo parco giochi dove si può lasciare l’auto nei pochi slarghi adiacenti.
Descrizione
Sul muro della chiesetta si trovano le indicazioni per l’escursione che ci indicano di salire in direzione delle case situate poco sopra; passando davanti a queste si raggiunge il bosco che si risale rimanendo alla sinistra del torrentello. Spostatisi leggermente alla sinistra si esce temporaneamente dalla vegetazione passando da una cappelletta votiva (1294 m) e proseguendo poi per un pendio erboso. Rientrati di nuovo nel bosco ci si sposta ancora di poco sulla sinistra andando ad attraversare un torrentello oltre il quale si raggiunge un’altra cappelletta votiva (1396 m); subito dopo si passa alla destra di una baita (1414 m) risalendo il pascolo sopra di essa col sentiero che, compiuto qualche tornante, arriva ad un vicino gruppo di baite diroccate (1455 m) le quali si attraversano guadagnando la parte superiore. Usciti definitivamente dal bosco, si rimonta un pendio erboso giungendo all’Alpe Lavassé (1508 m) dalla quale, col sentiero che si inerpica un po’, si compie un traverso a semicerchio verso destra per raggiungere un’ampia dorsale al cui inizio si vede un’altra cappelletta. Raggiuntala si devia a sinistra arrivando in breve alla chiesetta di San Domenico (1762 m); da qui ci si incammina alla sinistra di essa iniziando la faticosa risalita del lungo pendio al termine del quale si trovano alcune panoramiche baite (1942 m). Si riprende il sentiero che sale alla sinistra di esse (palo metallico con bolli di vernice) passando da una piccola forcella, con ben visibile un ometto di pietre, dopo di che si contorna con un traverso sulla destra il promontorio erboso per poi, deviando decisamente alla sinistra, superare un bivio con un sentiero proveniente da destra (2003 m). Qui il sentiero, un po’ rovinato dall’acqua, sale ancora passando da un piccolo promontorio roccioso dal quale si ritorna sul filo della dorsale; risalita anche questa la si percorre in piano per qualche decina di metri avvicinandosi alla fiancata erbosa da dove si vede già la croce di vetta. Indirizzandosi verso la prima anticima si devia a sinistra in corrispondenza di un bivio (2256 m) al quale si rimane a sinistra iniziando poi un traverso su un pendio un po’ ripido dopo il quale si sale un breve tratto di sassi lisci per guadagnare la cresta. Rimanendo poi poco al di sotto sulla sinistra si prosegue per poco il traverso dopo di che, riguadagnata di nuovo la cresta si percorrono gli ultimi metri tra qualche grossa pietra per raggiungere la grande croce di vetta situata qualche metro sotto la cima.
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