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Tour de la Tsa – Bionaz (AO)
Quota | 3075 |
Dislivello | 1418 |
Difficoltà | EE |
Segnavia | 5, s.n. |
Tempo | 4h00′ |
La Tour de la Tsa si trova alla testata dell’omonima “comba” nell’alta Valpelline sopra Bionaz. La si riconosce già dalla parte bassa dell’itinerario con la sua alta parete rocciosa che fa sembrare impossibile il raggiungimento della vetta; l’impressione ostica della salita si smorza però al colle alla base della sua breve cresta nord ovest la cui salita presenta difficoltà ed esposizione contenute obbligando l’uso delle mani in poche situazioni consentendo una divertente e facile arrampicata. L’avvicinamento si svolge su sentiero sino ai ruderi dell’alpe Luseney; oltre questa l’ambiente diviene subito più selvaggio e solitario consigliato ad escursionisti allenati ed abituati a salite su terreni impervi e pietraie. Nella parte alta vi sono due possibilità di salita delle quali è consigliata quella da noi effettuata in discesa che presenta un terreno più erboso; vi sono alcuni ometti su ambedue gli itinerari ma, vista la poca frequentazione, manca la traccia sul terreno. E’ consigliabile effettuare la gita con buona visibilità necessaria nella parte alta per trovare la via tra gli ampi dossi e le grandi pietraie; la difficoltà complessiva, soprattutto per la salita della cresta, può anche essere appena superiore ad “EE” a seconda dei passaggi scelti.
Avvicinamento
Si percorre la A-5 Torino-Aosta e si esce al casello di Aosta est seguendo la direzione per il Traforo del Gran San Bernardo; appena usciti dalla seconda galleria si devia a destra verso la Valpelline percorrendo la strada sino a Bionaz. Prima di entrare nell’abitato si svolta a sinistra verso la diga di Place Moulin e, arrivati al primo bivio sulla sinistra, si svolta e si lascia l’auto negli slarghi adiacenti l’inizio della strada.
Descrizione
Dalla strada si sale sul sentiero che si alza nel bosco di conifere ben indicato dalla palina; si sale su bel sentiero che si sposta leggermente verso destra e con alcuni tornanti passa alla sinistra di un rudere con un vistoso ometto (1859 m). Con pendenza costante si esce dalla vegetazione per attraversare un pascolo in direzione dell’alpeggio di Chalon (1988 m); lasciatolo alla sinistra si imbocca un canale erboso sulla sinistra e poi lo si attraversa rimontandolo con comodi tornanti giungendo all’inizio di un ampio vallone dal quale si vede di fronte la meta della gita. Sopra un dosso alla destra si vedono le paline che si raggiungono e dalle quali, rimanendo alla sinistra dell’alpeggio La Tsa, si seguono le frecce di vernice del poco inclinato sentiero che passa accanto ad una presa per l’acqua. Risalendo il pendio con percorso quasi rettilineo si giunge ai ruderi dell’alpe Marmottin (2339 m); oltre queste ci si sposta sulla sinistra giungendo quasi subito ad un bivio (2385 m) al quale si devia decisamente sulla destra col sentiero che, più sopra, si avvicina alla bastionata sulla sinistra e dove, perdendosi leggermente nell’erba, arriva ai ruderi dell’alpe Luseney (2487 m). Da questa. individuando una labile traccia, si salgono con un traverso ascendente i pendii erbosi alla destra coi quali si risale il gradino erboso; appena sopra di esso si procede più direttamente seguendo qualche ometto che, più a destra, ci portano ad una zona di pietre lisce. Raggiunto un ometto a quota 2701 circa si possono scegliere due itinerari diversi sempre segnalati dagli ometti; la prima fatta in salita e la seconda effettuata in discesa ma consigliata anche per la salita svolgendosi ancora per un buon tratto su terreno erboso:
1- dall’ometto si prosegue sulla destra in direzione del paretone della Tour de la Tsa percorrendo una poco marcata dorsale erbosa sino a raggiungere una pietraia. Qui la pendenza diminuisce leggermente e la si percorre senza deviazioni su sassi stabili, cercando qualche ometto che si confonde con le rocce, sino al punto dove essa obbliga ad una breve discesa (ometto); scesi di pochi metri si ritrova il terreno erboso che via via si riduce lasciando il posto alle pietre e si tiene la sinistra per contornare la ripida pietraia alla base dalla parete rocciosa. Individuata una bassa morena, la si raggiunge e la si percorre verso destra giungendo ad un evidente ometto (2904 m) situato sopra una grossa pietra rossastra.
2- dall’ometto si continua diritto verso i dossi erbosi davanti a noi che si risalgono con ampi tornanti, cercando anche qui altri ometti, sino a raggiungere il crinale superiore dove si devia sulla destra verso la grande pietraia alla base del paretone; alla sinistra di questa si raggiunge una bassa morena che si percorre brevemente verso destra arrivando ad un evidente ometto sopra una grossa pietra rossastra.
Da questo non conviene scendere verso il centro del vallone, ma rimanere sulle grosse ma stabili pietre alla destra indirizzandosi verso il colle e puntando ad alcune rocce rossastre alla base di due guglie rocciose (anche qui c’è qualche ometto che si confonde con le rocce); dapprima la pendenza è lieve ma, avvicinandosi alle guglie, essa aumenta e, raggiuntele faticosamente, si sale su terreno infido e ripido di terriccio friabile rimanendo il più possibile sulla destra. Pochi metri prima del colle ci si sposta leggermente sulla sinistra, sempre sullo stesso tipo di terreno, e lo si raggiunge con un ultimo strappo (3000 m). Dall’insellatura si sale la cresta sulla destra aggirando un primo spuntone sulla sinistra; si rimane poi sulla sinistra del filo rimontando grossi blocchi instabili arrivando poi ad un piccolo intaglio. Discesi con attenzione di qualche metro, si ritorna sul filo cercando il breve passaggio migliore indifferentemente sulla destra o sulla sinistra; superato con l’aiuto delle mani qualche breve tratto un po’ più ripido su grossi blocchi stabili si ritrovano ancora alcune rocce mobili pochi metri sotto la vetta che da qui si raggiunge in breve.
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