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Colle della Scaletta – Cogne(AO)
Quota | 2853 |
Dislivello | 1324 |
Difficoltà | EE |
Segnavia | 13F |
Tempo | 4h15′ |
Il Colle (o Passo) della Scaletta è uno dei numerosi valichi di confine del Parco Nazionale del Gran Paradiso tra Valle d’Aosta e Piemonte; più precisamente mette in comunicazione il vallone delle Acque Rosse con la valle di Campiglia Soana. Bisogna subito dire che è un’escursione per amatori delle lunghe distanze (26 km totali) ma anche degli ambienti selvaggi e solitari dove si trovano numerosi esemplari di fauna alpina; il sentiero è ben segnato sino al bivio a quota 2591 m mentre più avanti, oltre a brevi tracce della vecchie mulattiera reale, qualche freccia gialle e rari ometti indicano il percorso migliore, comunque ben intuibile dalla deviazione. Questo tratto comporta attraversamenti di pendii di terriccio friabile e massi instabili che, soprattutto negli ultimi metri ripidi, comportano una maggior attenzione: queste caratteristiche consigliano di effettuare la gita con terreni asciutti e buona visibilità. La “wilderness” dell’ambiente è senz’altro garantita e ripaga sia del lungo spostamento che della scomoda progressione nei tratti di sentiero mancanti; i panorami, un po’ chiusi dalle vicine vette rocciose, consente comunque di spingere lo sguardo sul vicino gruppo del Gran Paradiso e Grivola e sul più lontano massiccio del Monte Bianco.
Avvicinamento
Si percorre la A-5 Torino-Aosta e, superata la barriera di Aosta est, si esce al casello successivo di Aosta ovest prendendo la direzione per Cogne. Risalita la valle e raggiunto il capoluogo si prosegue per la frazione di Lillaz dove, all’ingresso dell’abitato, si trova un comodo parcheggio per lasciare l’auto.
Descrizione
Dal piazzale del parcheggio si prende la strada che parte dal suo fondo sulla sinistra e si prosegue per qualche decina di metri sino ad incontrare alcune paline sulla sinistra che si trovano all’inizio di un sentiero che sale a gradini; imboccato il sentiero ci si alza decisamente oltrepassando alcuni bivi ben indicati dalle paline dopo le quali, sfiorata la strada, ci si dirige verso una bastionata rocciosa che si risale passando da una condotta dell’acqua. Contornata la bastionata si passa davanti ad una cappelletta (1835 m) dalla quale si perde qualche metro di dislivello e si giunge ad un pascolo dove al suo inizio si trova un bivio al quale si tiene la destra per attraversarlo; si passa dunque a distanza davanti alle baite di Goilles superiori e, svoltando leggermente alla sinistra, si percorre un breve tratto in falso piano in discesa per raggiungere la vicina baita di Goilles inferiori (1832 m). Le si passa davanti e ci si avvicina al torrente che si attraversa su un ponte dopo il quale si sale leggermente costeggiando un pendio erboso al termine del quale si attraversa una mulattiera e si prende il sentiero che entra nel bosco (1854 m). Ora la pendenza aumenta un po’ rimontando l bosco con tornanti che si alternano a brevi traversi coi quali ci si sposta verso l’alto e, dopo una serie di strette curve, si supera un breve tratto protetto da un corrimano; risalito ancora un canale erboso si contorna ancora verso destra arrivando ad una breve discesa al termine della quale si trova un bivio segnalato dalle paline (2150 m). Qui si tiene la sinistra e, abbassatisi leggermente, si attraversano due torrenti su altrettanti ponti di legno dopo i quali si sale verso sinistra sul pendio arrivando in breve al casotto del P.N.G.P. di Teppes Longues (2149 m). Compiuti pochi tornanti si passa da un poco marcato colletto erboso e, tenendo la destra, si giunge ad una bassa bastionata rocciosa camminando sul sentiero sorretto da un breve muretto a secco. Dopo di questo si passa un pianetto erboso e, col sentiero che contorna un basso promontorio, si procede a mezzacosta entrando nel vallone dell’Urtier; senza guadagnare eccessiva quota si avanza con percorso pressoché rettilineo sino ad incrociare un bivio segnalato dalle paline sopra un sasso (2363 m) al quale si prende il sentiero che sale alla destra. Compiuto subito un tornante si sale con leggera pendenza percorrendo la fiancata erbosa della montagna in senso inverso a quello sino ad ora salito; il sentiero, passando sotto ad una placconata rocciosa si dirige verso una bassa puntina che si supera alla sinistra. Compiuti un paio di tornanti si aggira poi la cima rocciosa e, attraversata una breve pietraia, si entra nella parte bassa del vallone delle Acque Rosse; rimanendo sulla sinistra (destra idrografica) si passa poco sopra un laghetto indirizzandosi verso una poco marcata depressione oltre la quale, sulla sinistra, si trova un rudere (2489 m). Rimanendo sempre sullo stesso versante ci si alza ancora leggermente di quota passando a considerevole distanza da un successivo lago dalla forma molto allungata avvicinandosi così alla parte superiore del vallone. Giunti ad un bivio segnalato dalle paline (2591 m) si prende il sentiero di sinistra che attraversa il torrente dirigendosi verso un piccolo pianoro detritico dove, rimanendo sulla sinistra, si trova sopra una pietra il segnavia di vernice; da questo ci si dirige verso la pietraia dove si individua la traccia che taglia il pendio. Percorrendo il comodo sentiero che si addentra in un vallone di sfasciumi si arriva ad un bivio segnalato dalle paline (2662 m) al quale si tiene la sinistra. Dopo un tornante il sentiero si perde tra gli sfasciumi ma, individuata una freccia gialla sul pendio in alto a sinistra, la si raggiunge continuando poi in traverso senza guadagnare eccessiva quota. Oltrepassato il poco pronunciato costone morenico di fronte si continua in leggera ascesa su terreno friabile raggiungendo una zona di grossi massi; questi si attraversano seguendo qualche ometto cercando il passaggio migliore ritrovando la labile traccia che si avvicina ad una piramide rocciosa. Giunti alla sua base la si passa alla destra proseguendo poi con un breve traverso che porta al pendio finale verso il colle. Qui, oltre una freccia gialle su un masso alla sinistra, si perde nuovamente la traccia e si inizia la risalita del ripido pendio di massi instabili. Cercando di compiere qualche tornante tra di essi, si cerca qualche ometto che indica la direzione comunque ben intuibile; spostandosi poi sulla destra del pendio si sale faticosamente sino a ritrovare una traccia che, con un ultimo ripido strappo, porta faticosamente al colle.
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