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Col Vessona – Oyace (AO)
Quota | 2774 |
Dislivello | 1618 |
Difficoltà | E |
Segnavia | AV 1 |
Tempo | 4h00’ |
Il Col Vessona è un’ampia insellatura che, compresa tra il Mont Faroma e i Denti di Vessona, divide la Valle di St. Barthelémy dalla Valpelline; l’escursione è molto lunga, oltre venti chilometri, e risale il selvaggio ed affascinante vallone di Vessona con i suoi bei boschi di conifere nella parte bassa, attraversando poi ampi pascoli con vecchi alpeggi per giungere, nella parte alta, dove il terreno cambia repentinamente morfologia con ripidi pendii di pietrisco e fine detrito che rendono faticosa la salita e dove, in caso di terreno bagnato, occorre prestare attenzione. Il panorama, nelle giornate terse, è molto ampio verso sud con un bello scorcio sul gruppo del Monte Rosa e sullo stuolo di vette inferiori delle vallate limitrofe avendo appena sotto il bivacco Rosaire-Clermont con l’attiguo laghetto; dal versante opposto lo sguardo abbraccia la catena alpina con belle visuali sul Monte Bianco, Grandes Jorasses, Velan e Grand Combin.
Avvicinamento
Si percorre la -5 Torino-Aosta e si esce al casello di Aosta est proseguendo per il Traforo del Gran San Bernardo; dopo la seconda galleria si seguono le indicazioni per Valpelline; Superato il capoluogo si continua sino ad oltrepassare Oyace per raggiungere il villaggio di Closè dove si lascia l’auto nel piccolo slargo adiacente la fontana sulla strada.
Descrizione
Dalla fontana si attraversa la strada e si scende sulla larga mulattiera verso l’alpeggio sottostante dove si trovano le paline che ci indicano di proseguire alla sinistra. Giunti ad una successiva palina (1455 m) si lascia il largo sentiero per imboccare quello che si diparte alla sua sinistra entrando nel bosco. Giunti quasi subito ad un successivo bivio (1465 m) si ignora il sentiero di sinistra e si prosegue nel bosco iniziando una ripida discesa che porta all’alpeggio di Betendaz (1362 m); qui, scesi ancora di poco, si attraversa il torrente su un ponticello oltre il quale il sentiero attraversa un prato risalendo poi brevemente ad un bivio segnalato dalle paline dove si rimane alla destra. Giunti ad un tratto protetto con un corrimano metallico si attraversa la profonda ed impressionante forra del torrente sull’antico ponte di Betenda datato 1688 (1362 m); subito dopo si arriva ad un bivio (1361 m) al quale si devia a sinistra iniziando la risalita del bosco. Qui si oltrepassa un cancello per il bestiame dopo il quale si passa sopra l’alpeggio di La Clou (1568 m) avvicinandosi ad un canalone che si attraversa sulla sinistra. Poco sopra si incrocia una pista tagliafuoco (1636 m) che si attraversa per arrivare, dopo un traverso nel bosco, ad un successivo e più ampio canalone; attraversato anche questo alla sinistra, il bosco si dirada temporaneamente ed attraversata una larga frana di grossi massi ci si avvicina al torrente attraversandolo su un ponticello di legno. Il sentiero prosegue con poca pendenza arrivando ad un ampio pianoro che si passa rimanendo alla sinistra e dove si trova, dalla parte opposta, l’alpeggio di Arp Vieille. Al termine del pianoro si rientra nel bosco di conifere costeggiando il torrente dove si ignora la deviazione a destra in corrispondenza di un ponte di pietre; giunti ad un altro pascolo antistante un’alta bastionata rocciosa, si tiene la sinistra indirizzandosi verso un grosso masso isolato dove si trova il segnavia in vernice. Salendo sulla fiancata si incrocia una larga pista sterrata (2110 m) non lunga ma dove la pendenza si alza decisamente. Risalito faticosamente il breve tratto, questa spiana e si arriva ad un altro ampio pianoro dove a sinistra si trova l’alpeggio di Arp damon (2200 m); appena superate le baite si trova un bivio segnalato dalle paline al quale si devia a sinistra ed il sentiero, con poca pendenza, attraversa un pascolo dirigendosi verso un dosso erboso isolato. Lo si aggira verso destra arrivando sulla sommità dopo di che si cammina in falsopiano sul bordo di un canale che si attraversa più avanti verso destra per risalire un pendio di rododendri; compiuto un largo semicerchio verso destra, ci si avvicina ad un basso promontorio che si aggira sulla sinistra su terreno di pietrisco. Il sentiero ora, divenuto di fine detrito, compie numerose svolte per risalire il pendio con la pendenza che si impenna improvvisamente; attraversata una zona di grossi massi, si contorna sulla destra un dosso roccioso con una puntina sulla sommità dopo il quale, con la pendenza che aumenta ancor più di prima, si risalgono numerosi stretti tornanti che faticosamente portano all’ometto situato sull’ampia insellatura.
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