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Tour Ronde – Cresta SE – Courmayeur (AO)
Quota: 3798 m
Dislivello: 791 m
Difficoltà: PD+
La Tour Ronde è la cima più alta della cresta tra il mont Maudit ed il colle del Gigante e la salita per la sua cresta sud-est, non presentendo particolari difficoltà tecniche, consente di ammirare il veramente bello e grandioso panorama che ci viene offerto durante la progressione. L’accesso alla montagna è su facile ghiacciaio, anche se bisogna passare qualche crepaccio, e la salita è varia e piacevole: il suo sviluppo è di circa 700 m mentre il dislivello dall’attacco è di circa 290 m. La salita integrale della cresta è un po’ più lunga e complicata ma decisamente più sicura di quella che, percorsa anch’essa come via normale, sale l’evidente canale che termina poco prima della cresta nevosa della vetta essendo quest’ultimo molto esposto alle frequenti cadute di pietre.
Dalla vetta, guardando ad ovest, ci si trova proprio vicini all’himalayano versante della Brenva del monte Bianco compreso tra l’aiguille Blanche ed il mont Maudit; da nord a est poi si trova la sequenza delle vette che hanno fatto la storia dell’alpinismo che, a cominciare dal vicino Mont Blanc du Tacul, proseguono con l’Aiguille du Midi e, oltre la lingua del ghiacciaio che scende dalla Vallée Blanche, con i Drus, l’Aiguille Verte, Les Droites per terminare con i più vicini Dente del Gigante, Aiguille de Rochefort e Grandes Jorasses.
Avvicinamento
Si percorre l’autostrada A-5 Torino-Aosta, si supera la barriera di Aosta est e si prosegue sino al suo termine all’uscita per il tunnel del monte Bianco. Salendo verso il tunnel, in corrispondenza di un tornente, si prosegue diritto e si trova subito un ampio parcheggio dove si può lasciare l’auto (eventualmente ve ne sono altri tre proseguendo per qualche centinaio di metri sulla strada per la val Ferret).
Descrizione
Dalla Punta Helbronner, o dal rifugio Torino, si raggiunge il ghiacciaio e, seguendo le numerose trecce, si arriva in breve al col Flambeaux (3407 m) sovrastato dal pilone aereo delle cabine della traversata del Bianco. Dal colle si scende tenendosi sulla sinistra e si contornano i pendii ghiacciati dell’aiguille des Thoules nei pressi dei quali, abbandonando sulla destra le tracce che continuano a scendere verso il ghiacciaio del Gigante, si continua a tagliare il pendio indirizzandosi verso il piccolo ghiacciaio che si trova tra l’aiguille d’Entréves a sinistra e la Tour Ronde a destra. Si punta la larga insellatura tra le due cime, il col d’Entréves, senza raggiungerla per piegare appena prima sulla destra verso un evidente pendio ghiacciato a destra di un piccolo colletto situato tra un isolato spuntone roccioso e l’inizio della cresta sud-est della Tour Ronde. Si supera la terminale nel suo punto migliore per attraversare la prima fascia rocciosa e poi obliquando a destra si raggiungono alcune rocce che si scalano facilmente e si raggiunge un secondo pendio ghiacciato che si attraversa per raggiungere un comodo terrazzino. Da qui, con un ultimo strappo, si raggiunge il filo di cresta e quasi subito si presenta il punto più difficile della salita: una placca inclinata che dapprima si affronta sulla destra per poi passare, in corrispondenza di una larga fessura e di una puntina, sul versante Brenva. Ora, dopo essersi abbassati di poco sempre sul versante Brenva, si continua e si sale subito ancora per poco su rocce rotte e terriccio instabile e, giunti appena sotto il filo, si prosegue senza abbassarsi sempre dallo stesso versante; con alcuni saliscendi si aggirano (o eventualmente si scavalcano) due rilievi rocciosi arrivando al piccolo intaglio del colle Freschfield (3655 m) da dove, dopo aver superato qualche roccia, si per raggiunge un comodo posto di sosta da dove inizia la ripida parte nevosa della cresta. La si risale sul filo e si raggiungono le rocce terminali della vetta che si scalano sulla destra per fessure e lame di granito con qualche passaggio un po’ esposto e si raggiunge così la vetta dove si trova una statua metallica della Madonna.
In discesa si ripercorre l’itinerario dell’andata sino a superare di poco il punto difficile da dove, appena sotto, si trovano gli ancoraggi per le doppie eventualmente da fare per scendere direttamente il pendio ghiacciato dell’inizio della salita e superare poi la terminale.
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