Punta Bioula – Valsavarenche (AO)

25 agosto 2009 at 17:35

giancarlo

0

 

punta-bioula-da-levionaz

 

Quota 3413
Dislivello 1845
Difficoltà EE
Segnavia 8A
Tempo 5h30′

 

Traccia GPS

Visualizza con Google Earth

 

Per salire la Bioula ci vuole allenamento, dimestichezza con la progressione su pietraie (se ne incontrano una più grande dell’altra), buona capacità di orientarsi in assenza di punti di riferimento e non ultimo un meteo sicuro per non dover correre il pericolo di attraversare, sia in salita che in discesa, le pietraie immerse nella nebbia: rispettando queste condizioni il raggiungimento della vetta non è per niente proibitivo come descritto in alcune relazioni.

La traccia, ben visibile sino ad una quota di 2740 m circa, scompare in prossimità della prima pietraia per poi comparire a tratti durante la salita come pure a tratti si possono vedere i resti dell’antica mulattiera reale dalla quale non bisogna farsi trarre in inganno perché non ricalca il tracciato della salita. Gli ometti di pietra ci sono, bisogna stare attenti nel cercarli ed arrivati ad uno conviene trovare il successivo (questo soprattutto nella pietraia in basso) ma ve ne sono anche molti abbattuti da eventi naturali ed è utile riconoscerli dai pochi sassi rimasti ammucchiati.

Lo spettacolo a 360° dalla vetta ripaga egregiamente della grande fatica: una superba ed indimenticabile visuale che spazia dal vicino Gran Paradiso, al Monte Bianco e via via al Gran Combin ed agli altri 4000 e alle cime inferiori della Valle.

Avvicinamento

Si percorre l’autostrada A-5 Torino-Aosta sino alla barriera di Aosta est che si oltrepassa per uscire al successivo casello di Aosta Est. Si prende la direzione per Courmayeur e, superato l’abitato di Villeneuve, si trova sulla destra lo svincolo con le indicazioni per la Valsavarenche che si risale sino al suo capoluogo di Degioz. Proseguendo ancora per poco sulla strada si arriva al villaggio di Eaux Rousses dove sulla destra si trova uno slargo della strada in cui si può lasciare l’auto.

Descrizione

Dal parcheggio si sale per la stradina asfaltata che conduce, poco sopra, all’Hotel Grand Paradis dove sullo steccato del recinto si trovano le paline di partenza dell’itinerario. Il sentiero si addentra subito nel bosco verso destra salendo con dolce pendenza a mezzacosta per un lungo tratto per poi compiere qualche tornante e passare nelle vicinanze della baita diroccata di Rondzego (1974 m). Proseguendo sul comodo sentiero si attraversa più avanti, uscendo momentaneamente dal bosco, una breve zona di massi e subito dopo si trova sulla destra la convergenza del sentiero proveniente da Creton (2120 m); dopo qualche stretto tornante si arriva in prossimità di basse ondulazioni dietro le quali c’è il pianoro dove è situato il casotto P.N.G.P. di Orvieille (2168 m). Dai pressi delle paline adiacenti il casotto parte una poco visibile traccia che si dirige verso una frana di pietre attraversandola e, ora più marcata, rimonta a mezzacosta la fiancata erbosa de Truc Blanc contornandola e proseguendo sempre sull’erba compie ancora un tratto in traverso, dopo aver superato qualche conoide franoso, per poi iniziare a risalire decisamente una dorsale che raggiunge un colletto superiore. Da questo colletto inizia una pietraia che si rimonta seguendo con attenzione gli ometti di pietre e le sempre più rare tracce di sentiero che scompaiono in corrispondenza dell’ultimo bollo giallo (2740 m). La progressione si fa difficoltosa per superare i grossi massi di questa zona, molti di questi instabili, che comunque vanno rimontati sul largo filo di una morena che si indirizza verso l’evidente bastionata erboso-detritica che si vede chiaramente sotto un alto salto roccioso sulla testata del vallone superiore: in questo tratto è molto importante individuare i pochi ometti presenti e comunque non dirigersi verso la destra della grande pietraia ma rimanere di poco a sinistra ( salendo) del suo centro. Raggiunta una piccola zona pianeggiante dove solitamente si trova un piccolo nevaio, lo si attraversa e ci si dirige pressappoco verso la nervatura franosa più a destra della bastionata da dove, dal basso, parte una molto labile traccia, che assomiglia più ad una striscia di frana di qualche sasso, in corrispondenza di un ometto di pietre, se non si riesce ad individuare il punto di partenza si risale a vista il ripido pendio su qualche lingua erbosa incrociandola più in alto. Risalito con fatica questo tratto la traccia, ora un po’ più visibile, si dirige verso destra per avvicinarsi ad un colletto ed appena prima di arrivarvi si alza sulla sinistra una ripida traccia erbosa (ometto all’inizio) che poco sopra finisce e si deve rimontare ancora su grosse pietre una brave dorsale che immette nel vallone successivo, anche qui, se non si individua questa traccia, si arriva al colletto della punta Fourquin de Bioula percorrendo un tratto della vecchia mulattiera reale e da questo si rimonta più faticosamente la cresta di grossi massi, seguendo i pochi ometti, raggiungendo una traccia abbastanza visibile che prosegue verso destra in direzione di un’altra grande pietraia. La traccia, non sempre ben visibile, contorna sulla sinistra la parte alta della pietraia da dove bisogna puntare ad un evidente promontorio sorretto da una bassa fascia rocciosa sulla quale si trovano alcuni ometti di pietre. Ora si svolta decisamente a sinistra e si rimonta il ripido pendio sotto la vetta compiendo numerosi tornanti e, seguendo a tratti una labile traccia  e qualche ometto di pietre, si oltrepassa un piccolo rudere per arrivare al filo di cresta; da questo si segue il filo sulla destra, si passa in mezzo ad una grossa roccia spaccata in due e dopo un paio di ometti si arriva sotto la vetta che si raggiunge contornandola sulla destra dopo aver  superato un facile salto roccioso al di sopra del quale si trova una piccola statua metallica della Madonna.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *