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Cima Dora – Antrona Schieranco (VB)
Quota | 2454 |
Dislivello | 1141 |
Difficoltà | EE |
Segnavia | C27, C97, SFT |
Tempo | 3h00’ |
La Cima Dora, chiamata così dal nome proprio di un’alpinista locale degli anni 50, si trova sulla linea di confine italo svizzero tra la provincia di Verbania ed il Vallese. La salita si svolge per la gran parte su bel sentiero che si addentra nella selvaggia Valle Antrona, passando dal rifugio Andolla per arrivare all’omonimo passo; da qui, e solo per l’ultimo breve tratto, si sale per labili tracce e qualche sasso sino all’ometto di vetta. Il panorama è eccezionale sia sull’alta Valle Antrona, con il Pizzo Andolla, il Loranco ed il Bottarello che fanno da corona alla splendida conca dove è situato il rifugio, sia sul versante svizzero con la vicina ed imponente Weissmies e l’incontaminata Zwischbergental. All’inizio della stagione, svolgendosi l’escursione in ambienti impervi, si possono facilmente trovare residui di grosse valanghe cadute dai ripidi canaloni e dalle fiancate delle montagne che arrivano sino al fondovalle.
Avvicinamento
Si percorre la A-26 Genova-Gravellona Toce e, giunti al capolinea di Gravellone, si prosegue in direzione del confine di stato; giunti allo svincolo di Villadossola, si esce e si seguono le indicazioni per la Valle Antrona. Superato il capoluogo Antrona Schieranco si giunge ad Antrona Piana dove si svolta a destra per Cheggio.Risalita la stradina si arriva al villaggio dove, al termine della strada, si lascia l’auto nel comodo parcheggio antistante la diga.
Dsecrizione
Dal parcheggio si raggiunge la diga che si attraversa prendendo il sentiero che costeggia il lago sulla destra orografica. Dopo qualche minuto si trova un bivio dove si prosegue diritto col sentiero che, compiendo qualche saliscendi, segue le sinuosità della fiancata che, nei tratti più esposti, sono protette da un corrimano metallico; attraversato qualche ruscello e, ad inizio stagione, anche residui di valanghe si giunge in prossimità del termine del lago. Qui ci si allontana dal bacino arrivando ad un ponte di legno che attraversa il torrente Loranco spostandosi così sull’opposto versante della valle; salito un breve tratto più ripido, si attraversa un prato avvicinandosi ad un canalone che si attraversa (anche qui possibili residui di valanga) trovando le paline che segnalano un bivio (1452 m). Ignorato il sentiero che si stacca alla destra, si continua compiendo un ampio semicerchio verso sinistra in leggera pendenza da dove, entrando nella parte alta del vallone, si può già scorgere in lontananza il rifugio; attraversata la base di una vecchia frana si giunge all’alpe Piana Ronchelli (1582 m) dove si trova anche un’artistica cappelletta votiva. Proseguendo sempre a mezzacosta, ci si avvicina ad uno spuntone roccioso che si trova appena al di là di un canale passandolo alla destra tra cespugli di rododendri ed ontanelli. Il sentiero ora si dirige verso un promontorio roccioso appena prima del quale si trova un’altra palina segnaletica per un bivio (1706 m); anche questo si sale alla destra con la pendenza che aumenta un po’ trovando sulla sommità un ottimo punto panoramico sulla vallata. Dopo aver superato una piccola frana, si sale ora sulla destra un ripido pendio erboso passando da una roccia con alcuni ancoraggi metallici sopra la quale la pendenza spiana leggermente; camminando sempre in direzione dell’alta valle e vedendo ormai chiaramente il rifugio, si attraversa una successiva pietraia dopo di che, con qualche breve tratto più ripido, si raggiunge la bella e panoramica costruzione (2048 m). Dalle paline nei pressi del rifugio si imbocca il sentiero che, con l’indicazione per il Passo Andolla, si dirige a destra verso dolci pendii erbosi arrivando ad una prima zona di massi erratici a cui ne segue, poco distante, una seconda un po’ più larga. Superata anche quest’ultima, si sale più decisamente portandosi un po’ oltre la verticale del passo Andolla per poi ritornare sotto di esso e raggiungerlo con un ultimo strappo più ripido (2411 m). Dall’insellatura si devia a destra seguendo una labile traccia ed un paio di iniziali ometti dopo i quali, rimanendo preferibilmente sul lato italiano, si sale su piccole cenge di zolle erbose alternate a qualche roccia da superare senza difficoltà. Spostandosi poi sul filo di cresta si arriva in breve al panoramico ometto di vetta.
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