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Gran Becca du Mont – Valgrisenche (AO)
Quota | 3217 |
Dislivello | 1353 |
Difficoltà | F+ |
Segnavia | 14, s.n. |
Tempo | 4h00′ |
La Gran Beccadu Mont, indicata su alcune cartografie anche come Bec du l’Ane, è un’imponente vetta rocciosa che si trova in alta Valgrisenche sullo spartiacque tra il vallone di San Grato e la regione della Tarentaise in Francia; in generale è una salita lunga ed impegnativa sia per lo sviluppo sia per il tratto alpinistico, anche se breve, da affrontare per raggiungerne la vetta. Dal lago di San Grado in poi l’ambiente diviene selvaggio e solitario con la progressione che, per il terreno di pietre mobili e terriccio, diviene faticosa e difficile in caso di scarsa visibilità o nuvole basse. In salita si è preferito l’itinerario che permette di guadagnare quota più rapidamente e più comodamente mentre al ritorno si è scesi direttamente dal vallone dove, sulla parte bassa, si trovano alcuni ometti ma il terreno, nel caso si dovesse fare in salita, risulta più faticoso. Dalla vetta il panorama a 360° è veramente superbo spaziando dal gruppo del Monte Bianco e Jorasses, alla Grivola e Gran Paradiso sino al lontano Monte Rosa; più vicino si trova il gruppo del Rutor e tutte le belle ed innumerevoli vette dell’alta Valgrisenche e della zona della Tarentaise in Francia.
Avvicinamento
Si percorre la A-5Torino-Aosta e, superata la barriera di Aosta est, si esce al successivo svincolo di Aosta ovest prendendo la direzione Aosta; giunti alla rotatoria, svoltare a sinistra verso Courmayeur risalendo la valle sino ad Arvier. Appena fuori dall’abitato si seguono le indicazioni perla Valgrisenche raggiungendo il capoluogo; si prosegue poi per la frazione di Bonne e si continua sulla strada sino ad una sterrata che si stacca sulla destra in corrispondenza di un cartello di divieto di transito a quota 1937 m.
Descrizione
Dal cartello di divieto di transito si sale per la sterrata che, aggirato un costone erboso, porta in pochi minuti alle baite di Grand’Alpe (2000 m) e prosegue con poca pendenza sulla fiancata della montagna sino alla baita di Reveraz inferiore (2162 m); appena oltre la baita la mulattiera si trasforma in sentiero che arriva ad un bivio segnalato dai bolli di vernice su una pietra (2186 m). Piegando sulla destra si supera il torrente su un ponte di pietra salendo sulla larga dorsale erbosa appena oltre ad esso; la si percorre per la sua lunghezza sino ai pressi del fondo del vallone dove ci si alza sulla sinistra per tagliare poi il breve pendio sopra una piccola frana di pietre. Qui si giunge ad una cappelletta e, pochi metri oltre, all’estuario del lago di San Grato (2477 m) dal quale si prende la traccia che rimonta il dosso alla sinistra del bacino; senza arrivare alla sua sommità si devia verso destra traversando in leggera ascesa sino al primo canale che, seppur breve, si risale faticosamente. Al suo termine si riprende a traversare su terreno misto di erba e pietre dirigendosi verso la morena di fronte per guadagnare quota sulla sua fiancata; senza alzarsi troppo verso l’alto, la si aggira per entrare nel vallone di fronte; entrativi così già nella parte alta si aggira o si attraversa qualche nevaio presente per portarsi al suo centro dove si punta direttamente al colle sul fondo. Si raggiunge la sua parte sottostante su terreno di pietre mobili e, anche qui, nevai residui dove si sceglie al momento l’itinerario migliore per raggiungerlo; qui si sale su terreno ripido di piccoli sfasciumi mobili che rendono faticosa la progressione sino all’insellatura del Col dela Sachère(2873 m). Da qui si sale senza percorso obbligato sulla poco marcata dorsale di pietre mobili portandosi poi nella parte centrale della parete; qui si deve puntare ad una piccola paretina di rocce lisce dove si traversa alla sua base su terreno infido alla sua base dirigendosi verso un piccolo evidente intaglio con un ometto (3141 m). Da qui si sale sulla cresta con un breve passaggio di arrampicata (I) e se ne percorre il filo verso la sommità dove si trova un evidente ometto (3165 m); ora ci si sposta leggermente sulla destra al di sotto del filo traversando su terriccio e pietre mobili (possibile verglass) verso la tozza anticima. Da questa, con facile percorso su rocce rotte, si giunge all’ometto di vetta.
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