Gran Paradiso – Valsavarenche (AO)

21 aprile 2010 at 17:38

giancarlo

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13-gran-paradiso

 

Quota 4061
Dislivello 776+1288
Difficoltà PD -
Segnavia nessuno
Tempo 2h + 4h

 

Traccia GPS

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Altimetria e dettagli

Questa salita di carattere alpinistico raggiunge la vetta dell’unico 4000 tutto in territorio italiano e bisogna affrontarla in stagione avanzata con condizioni di neve ben assestata e, vista la quota, meteo adeguato. Il percorso ricalca quello tradizionale della salita estiva tranne il tratto oltre la morena del rifugio dove conviene risalire i dossi alla sinistra e non passare per il canale centrale sotto scarica dagli ampi pendii superiori. A seconda dell’innevamento dei nevai superiori bisogna valutare se e quando sia necessario sostituire le racchette con i ramponi alternandoli per una maggior sicurezza nella progressione sui ripidi pendii e sul ghiacciaio del Gran Paradiso; comunque l’ultimo tratto sopra la terminale per raggiungere la vetta va effettuato con i ramponi per la presenza di ghiaccio sulle rocce. Il passaggio per raggiungere la Madonnina è attrezzato con un cordino fisso e con spit dove si può mettere un rinvio per sicurezza, oltre naturalmente ad essere legati già dalla zona della “schiena d’asino”. Un tratto dove non bisogna sottovalutare il pericolo sia in salita che in discesa è anche una serie di tornanti esposti in un lungo canale molto ripido che iniziano ad una quota di 2170 m circa.

Avvicinamento

Si percorre la A-5 Torino-Aosta, si supera la barriera di Aosta est e si esce al casello successivo di Aosta ovest. Si prende la direzione per Courmayeur e giunti ad Aymaville si imbocca lo svincolo per la Valsavarenche; si continua per la strada di fondovalle superando il capoluogo Degioz e si prosegue sino ad arrivare a Pont dove termina la strada stessa e dove si può lasciare l’auto nel comodo parcheggio.

Descrizione

Primo giorno

 Dal parcheggio si raggiunge la casettina situata all’inizio della pista di fondo e si seguono le segnalazioni per l’itinerario pedonale che costeggia l’area del campeggio estivo e prosegue rimanendo alla destra del torrente. Inoltrandosi nel vallone si raggiunge un ponte sulla sinistra che bisogna attraversare ed si inizia a salire per il tracciato del sentiero che conduce al rifugio Vittorio Emanuele seguendo le tracce scialpinistiche quasi sempre presenti. Dopo aver compiuto un tratto di salita nel rado bosco si arriva ad una quota di 2170 m circa dove si devono percorrere alcuni tornanti che attraversano un lungo e ripido canale e dove bisogna prestare la massima attenzione per la loro esposizione. Superato questo tratto si continua più facilmente la salita su dolci pendii più aperti che, a seconda dell’innevamento, alterna tratti su terra ai vasti nevai in fase di scioglimento: la traccia invernale di solito passa un po’ a sinistra di quella percorsa dal sentiero estivo e comunque rimanendo al centro delle morene si raggiunge senza difficoltà il rifugio Vittorio Emanuele.

 

Secondo giorno

Dal rifugio si risale il pendio morenico a monte di esso e ci si immette in una larga conca dove si rimontano i dossi alla sinistra per guadagnare la parte alta del vallone; in questo tratto non è consigliabile passare per il centro del canale che rimane sotto scarica dagli ampi pendii soprastanti. Continuando in leggera pendenza ci si dirige verso il fondo del vallone e si tiene la destra per iniziare a risalire con alcuni zig-zag il primo ripido risalto del ghiacciaio (30°) stando anche qui verso la sua destra. Arrivati dove la pendenza diminuisce ci si dirige verso un secondo risalto del ghiacciaio più ripido del precedente (40°- 45°) che si rimonta faticosamente stando appena a destra della sua parte centrale. Al termine della forte pendenza si vede la caratteristica guglia rocciosa della Becca di Montcorvè e si cammina per un breve tratto in falsopiano contornando sulla sinistra una gobba del ghiacciaio e nel contempo stando a debita distanza dal largo ed alto fronte del ghiacciaio che scende dalla vetta. Passando alla sinistra della Becca di Montcorvè si raggiunge il punto più comodo e, se così si può dire, meno ripido di quest’ultimo spingendosi quasi verso le rocce della cresta dove si svolta decisamente a sinistra per risalirlo faticosamente stando attenti al passaggio della terminale che a seconda delle condizioni del ghiacciaio può risultare delicato. Superatala si punta ad un colletto al di sotto di un gendarme di roccia dove conviene lasciare le racchette e calzare i ramponi per seguire sulla sinistra la cresta rocciosa poco inclinata e, poco oltre, salire sul filo e passare sul lato opposto dove si trova il passaggio tecnicamente più impegnativo. Infatti qui si trova una breve cengia molto esposta attrezzata con uno spit ed un cordino fisso oltre la quale si trovano le rocce terminali su cui è situata una statua metallica della Madonna.

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